Corruzione propria antecedente e susseguente. Art 319 cp

Corruzione propria antecedente e susseguente. Art 319 cp

Con riferimento al delitto di corruzione propria, dobbiamo dire che essa trova la sua disciplina giuridica, all’interno del combinato disposto di ben tre articoli. Più precisamente l’articolo 319, l’articolo 320 comma Primo e Secondo e l’articolo 321 del codice penale.

Disposizione normativa articolo 319 c.p.

Non a caso l’articolo 319 c.p. stabilisce quanto segue:

  • È punito con una reclusione che va da i 2 anni ai 5 anni, il pubblico ufficiale che,
  • Per omettere o ritardare o per aver omesso o aver ritardato un atto del suo ufficio,
  • Ovvero
  • Per compiere o aver compiuto un atto contrario ai doveri d’ufficio,
  • Riceve o accetta la promessa di ricevere, per sé o un terzo, denaro o altra utilità.

Il Primo comma dell’articolo 320 c.p., invece, estende l’applicazione dell’articolo 319 c.p. anche all’incaricato di un pubblico servizio, stabilendo che in quest’ultimo caso le pene sono ridotte in misura non inferiore ad 1/3.

Mentre l’articolo 321 c.p. estende le pene contenute negli articoli 319 e 320 anche al soggetto privato (exstraneus) che dà o promette:

il denaro o altra utilità.

In altre parole, la pena è estesa anche al soggetto privato parte dell’accordo criminale che dà luogo alla corruzione.

Spiegazione articolo 319 c.p.

Bene protetto

Secondo l’orientamento della dottrina che si è formata all’origine e quindi quando il codice è entrato in vigore, il bene protetto è da ravvisare nel prestigio della pubblica amministrazione. Un prestigio quest’ultimo, che viene meno con ogni comportamento scorretto del pubblico ufficiale.

Ma l’idea che la corruzione propria ledesse il prestigio della pubblica amministrazione, è un qualcosa carica di significato all’epoca del fascismo. Oggi, invece, si presenta come un qualcosa di vuoto e generico.

Non a caso, l’orientamento prevalente attuale ritiene che il bene protetto sia il divieto di accettare una retribuzione privata per il compimento degli atti d’ufficio.

In realtà il testo ci fa riflettere su come la corruzione violi i principi costituzionali dell’imparzialità e del buon andamento.

  • L’imparzialità: perché la pubblica amministrazione deve restare estranea rispetto agli interessi dei singoli privati, i quali, devono talaltro essere trattati tutti in modo eguale.

 

  • Il buon andamento: perché sono stati compiuti atti contrari ai doveri d’ufficio.

Soggetto attivo

Sul punto non ci sono dubbi, in quanto le norme sono al riguardo piuttosto nitide e pertanto sono soggetti attivi:

Sulla base dell’articolo 319 c.p. il pubblico ufficiale

Sulla base dell’articolo 320 c.p. l’incaricato di un pubblico servizio

Infine, sulla base dell’articolo 321 c.p. anche l’extraneus, ovvero, il soggetto privato.

È importante fare una precisazione, la qualifica soggettiva di pubblico ufficiale o incaricato di un pubblico servizio deve sussistere nel momento in cui il fatto è commesso. Non si avrà corruzione se il soggetto accetta un compenso in vista di un’assunzione futura della qualifica stessa.

Condotta incriminata

Essa consiste:

Per l’Intraneus nel ricevere o nell’accettare la promessa.

Per l’Extraneus nel dare o nel promettere denaro o altra utilità.

Si osservi che dette condotte possono essere poste in essere a forma libera, non sono assoggettate a una determinata forma. L’unico vincolo è che le parti devono far parte, accettare questo patto scelerato o accordo criminoso senza la c.d. riserva mentale.

Se ad esempio il pubblico ufficiale accettasse la promessa del privato con il solo scopo di denunciarlo, quest’ultimo (l’extraneus) sarà punito non per corruzione, ma per istigazione alla corruzione.

Oggetto della condotta incriminata o oggetto materiale del reato

Ad ogni modo, tanto la condotta del DARE quanto quella del PROMETTERE, devono avere ad oggetto il denaro o altra utilità.

Essi costituiscono l’oggetto materiale del reato.

Nel concetto di denaro vi rientra, sia la carta moneta che la moneta metallica.

Definizione di altra utilità ai fini del’articolo 319 c.p.

Più complessa è, invece, la comprensione di altra utilità.

Un primo orientamento vi fa rientrare qualsiasi prestazione che rappresenti, un vantaggio per il pubblico ufficiale.

Un secondo orientamento ritiene che il concetto di altra utilità, deve essere limitato al solo vantaggio patrimoniale o quanto meno materiale.

Personalmente critico entrambe due gli orientamenti, in quanto, attribuiscono al concetto “altra utilità” il significato di VANTAGGIO. Quando, invece, a detta espressione altra utilità, bisogna attribuire il significato di un qualcosa che è in grado, non di avvantaggiare, ma di RETRIBUIRE il pubblico ufficiale.

La controprestazione deve avere natura di retribuzione o ricompensa 

Non a caso, dottrina e giurisprudenza sono unanimi nel ritenere che detto denaro o altra utilità, altro non costituiscono che la retribuzione o la ricompensa che il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio, ricevono per compiere o aver compiuto un atto contrario ai doveri d’ufficio.

Ne consegue che affinché si configuri la corruzione, è necessario che vi sia un RAPPORTO DI PROPOZIONE tra le due controprestazioni.

Per intenderci, non ci sarà corruzione nel caso in cui le prestazioni sono sproporzionate al punto da non poter costituire ricompensa (grossolano squilibrio). Si pensi all’ipotesi dove l’extraneus invita a cena il pubblico ufficiale e in cambio riceve da quest’ultimo un appalto miliardario.

Proprio perché è stato mercanteggiato un prezzo/ricompensa proporzionato, è da ritenersi corruzione a pieno titolo (propria e antecedente), il caso dei tre fratelli che corrompono il sorvegliante per ammorbidirlo durante il concorso di notaio.

N.B. È necessario che questo dare o promettere del soggetto privato al soggetto pubblico, sia un qualcosa di indebito. In presenza di un dovere del primo sul secondo, non si configura il delitto di corruzione.

Condotta di corruzione

Come abbiamo già visto nella definizione, la condotta incriminata deve essere finalizzata alla condotta di corruzione, vale a dire:

  • Per omettere o ritardare, ovvero, per aver omesso o aver ritardato un atto dell’ufficio. Omettere significa mancato compimento. Ritardare invece compierlo dopo il termine di scadenza. Atto dell’ufficio un qualsiasi esercizio del potere d’ufficio e non occorre quindi un formale atto amministrativo.

 

  • Per compiere o aver compiuto un atto contrario ai doveri di ufficio. Interessante è capire cosa si intende per atto contrario ai doveri di ufficio.

Una parte della dottrina ritiene che la contrarietà deve essere ravvisata nella lesione del dovere di lealtà, correttezza, fedeltà e così via.

Io, invece, ritengo che si debba ravvisare nella lesione dei principi costituzionali di imparzialità e buon andamento. Ne consegue che così interpretando, la valutazione della contrarietà o meno dell’atto deve essere valutata in relazione ai singoli doveri dell’ufficio e non quindi al modo in cui il pubblico ufficiale deve comportarsi.

Definizione di atto amministrativo discrezionale

Sorge una domanda come si valuta la contrarietà se si tratta di un atto amministrativo discrezionale?

La risposta è che bisogna analizzare le regole che disciplinano il potere discrezionale. Dette regole presuppongono che vi sia un’imparziale valutazione degli interessi pubblici coinvolti nell’atto.

In passato, il Ministro della difesa – per far ricevere ingenti finanziamenti al suo partito – fa compra gli aerei Hercules C 130 allo Stato italiano. Così facendo il Ministro compie un atto discrezionale, ma lo compie senza una obiettiva valutazione degli interessi contrapposti coinvolti.

Elemento soggettivo o psicologico 

            L’elemento soggettivo è costituito dal dolo. È quindi richiesta la conoscenza e la volontà della condotta così come è normativamente descritta. Più precisamente:

  • Dolo specifico: se è un atto contrario ai doveri d’ufficio oppure per omettere o di ritardare l’atto d’ufficio.
  • Dolo generico: se la retribuzione viene data per aver omesso, ritardato o compiuto un atto d’ufficio.

Consumazione del reato

Il delitto di corruzione propria si consuma nel luogo e nel momento in cui l’INTRANEUS (soggetto pubblico), riceve la prestazione indebita e ne accetta la promessa.

È quindi irrilevante che la promessa non sia successivamente adempiuta.

Circostanza aggravante

L’articolo 319 bis c.p. prevede una circostanza aggravante e si applica nell’ipotesi che oggetto della corruzione propria, sia il conferimento di:

  1. Pubblici impieghi
  2. Stipendi
  3. Pensioni
  4. Contratti nella quale è interessata la pubblica amministrazione a cui appartiene il pubblico ufficiale

Ci si pone un ultimo interrogativo: La circostanza aggravante di cui all’articolo 319 bis, si applica anche all’incaricato di un pubblico servizio?

La risposta affermativa sembra la più corretta, in quanto, l’articolo 320 c.p. nell’estendere l’applicabilità dell’articolo 319 c.p. anche all’incaricato di un pubblico servizio, fa sì che quest’ultimo articolo si applichi nella sua interezza. E quindi anche nella sua circostanza aggravante.

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