Problematiche inerenti al rapporto medico paziente

Problematiche inerenti al rapporto medico paziente

Stetoscopio su un tavolo

Affrontiamo adesso le problematiche inerenti al rapporto medico paziente.

Come abbiamo già avuto modo di notare, a secondo di come rispondiamo alla domanda:

Noi possiamo risolvere in modo diverso, le diverse problematiche che riguardano la nostra vita.

Ad esempio, si pensi al rapporto medico paziente, alle questioni di inizio o di fine vita.

Restando fermi al rapporto medico paziente è importante, già da subito, comprendere quanto questo rapporto sia complicato da capire e gestire.
Virginia Woolf asserì che per esprimere i propri sentimenti d’amore, una ragazzina inglese può fare affidamento a Shakespeare.
Ma se volessimo spiegare la nostra malattia, il nostro linguaggio si prosciuga immediatamente.
Si prosciuga a tal punto da non riuscire a spiegare al medico, i sintomi della nostra malattia.

Interrogativi connessi al rapporto medico paziente

Sorgono spontaneamente, una serie di interrogativi che sono strettamente connessi al rapporto medico paziente:
  1. Quando una persona può dirsi malata?
  2. Che cos’è la malattia?
  3. E di contro, cos’è la salute?
Quando ci si sente male, si comincia ad avvertire la carne. Questo non vuol dire che noi prima della malattia non avessimo un corpo, vuol dire solamente che quando ci si sente male il nostro corpo diventa estraneo a noi stessi.
Nel mondo greco si osava dire che esso diventava un nemico. Nella malattia il corpo diventa nemico perché non obbedisce più.
A maggior conferma di quanto sto asserendo:
  • In Francia e anche in Italia, si sono fatti diversi interventi chirurgici, in molto dei quali si è provveduto a trapiantare una mano.
Nonostante gli interventi fossero andati a buon fine e quindi fossero oggettivamente riusciti, molti pazienti hanno paradossalmente chiesto al medico che la mano gli venisse tolta nuovamente.
Questo perché i pazienti dichiaravano di sentire la mano come estranea o che non obbediva.
Ecco la visione oggettiva e soggettiva della malattia.
Nel trapianto di mano i medici oggettivamente ritenevano l’intervento riuscito e quindi tutto risolto. Il paziente invece – visione soggettiva della malattia – continuava ad essere malato, non sentiva la mano come un qualcosa di proprio.
Ne consegue che per descrivere il rapporto medico paziente, ci possiamo avvalere di due modelli:

Visione oggettiva e soggettiva della malattia

Visione oggettiva della malattia. Modello Doctor Centered

Modello formatosi nel 700 è giunto fino ai nostri giorni. È il medico che ha il sapere e quindi, sarà quest’ultimo ad avere il potere di decidere ciò che è bene e ciò che è male per il paziente.
In questo modello la malattia è un fatto esclusivamente biologico ed è uguale per tutti, sia nella manifestazione che nei sintomi.
Stabilire se un soggetto sia malato o meno, è un dato oggettivo. Una volta che si è accertata la malattia, la terapia sarà conseguente.
L’organizzazione mondiale della sanità nel luglio del 1946 ha definito la salute come:
  • uno stato di completo benessere psico-fisico e sociale, che non consiste soltanto in un’assenza di malattia o infermità.
È chiaro che questa definizione di salute è stata ampiamente criticata, perché in concreto non esistono persone dotate di una portata così ampia di salute. Ma questo a noi non importa perché quello che a noi interessa, è che detta definizione della OMS pone l’accento sulla visione soggettiva della malattia. Più precisamente sul secondo modello e cioè quello del:

Visione soggettiva della malattia. Modello Patient Centered

In questo modello quello che è importante, è quello che avverte e sente il paziente e quindi sarà quest’ultimo ad avere il potere di decidere ciò che è bene e ciò che è male per lui.
Al riguardo è infatti interessante citare la legge sull’aborto. Detta legge consente l’interruzione della gravidanza, non soltanto per motivi terapeutici, ma anche per motivi socio-economici. Il bambino incide inevitabilmente nell’esistenza della donna e qui non è importante quello che accadrà, ma quello che la donna pensa che possa succedere, anche se poi non accadrà.
Altro esempio possiamo farlo citando la legge sul transessualismo, la quale, consente ad un soggetto di cambiare i propri organi genitali. Il soggetto che chiede questi interventi è oggettivamente sano, non ha alcuna patologia, ma sta male dal punto di vista soggettivo, vuole cambiare sesso.

Visione oggettiva e soggettiva della salute

Sempre con riferimento alla visione oggettiva e soggettiva della malattia è interessante citare l’articolo 32 della Costituzione.
Il primo comma ha una visione oggettiva della salute: la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività..
Il secondo comma ha, invece, una visione soggettiva della salute: nessuno può essere obbligato ad un determinato trattamento sanitario, se non per disposizione di legge..

Apparente contrasto tra il Primo e il Secondo comma dell’articolo 32 Cost.

Ne consegue che questi due commi, alla luce di quanto appena detto, sono in contrasto tra di loro. Non era certo nelle intenzioni del nostro legislatore costituente. Quest’ultimo con il primo comma voleva affermare il principio in base al quale la salute è un valore costituzionale; mentre il secondo comma è stato emanato sulla base dell’esperienza avvenuta nei campi di concentramento, dove le persone erano state sottoposte a sperimentazione.
Ma torniamo al conflitto dell’articolo 32 della Costituzione.
Il primo comma ha una visione oggettiva della salute, il secondo comma invece soggettiva, in quanto, non posso essere obbligato a trattamenti sanitari se non per legge. E questo vuol dire che io posso rifiutare le cure.
Ma posso rifiutare qualsiasi cura?
Anche se questo rifiuto determinerà la mia morte?
Per rispondere a questo interrogativo, dobbiamo analizzare il nostro ordinamento nel suo complesso e scopriamo che nessuna norma stabilisce esplicitamente che la vita è un bene indisponibile.

Uno sguardo all’articolo 5 del codice civile

Al riguardo c’è solo una norma che sembra essere interessante e questa è la norma contenuta nell’articolo 5 c.c.:
  • Gli atti di disposizione del proprio corpo sono vietati quando cagionano una diminuzione permanente della propria integrità fisica o quando sono contrari alla legge, all’ordine pubblico o al buon costume.
Se è quindi vietato ledere in modo permanente la propria integrità fisica, a maggior ragione è vietato tutto ciò che cagiona la morte.
Ne consegue che sulla base di questo articolo il transessuale non potrebbe cambiare sesso, perché detto intervento lede in modo permanente non soltanto i suoi organi genitali ma anche la capacità pro creativa.
Quindi l’articolo 5 c.c. lo vieta, ma lo consente l’articolo 32 Cost.
E allora come viene risolto il rapporto conflittuale tra questi due articoli?
Dicendo che: il primo comma dell’articolo 32 Cost pone la salute come valore indisponibile, quando gli atti di disposizione sul proprio corpo sono lesive in modo permanente dell’integrità fisica e quindi del bene vita.
Ne consegue che il secondo comma dell’articolo 32 Cost, lascia il soggetto libero solo quando la decisione non incide sul bene vita.
A questo punto poniamoci altri interrogativi di non poco conto.
  • L’integrità fisica è lesa perché il soggetto rifiuta le cure, oppure, è lesa già dalla patologia?
  • Il soggetto muore perché rifiuta le cure oppure perché la malattia sta facendo il suo corso?
Per esempio, quando ho un problema alla gamba e il medico mi dice che posso risolvere detto problema con l’assunzione di un farmaco, oppure con un intervento chirurgico, lasciando libero il paziente di decidere.
L’articolo 32 Cost è un riflesso dell’articolo 13 Cost.

Approfondimenti

Se sei interessato ad approfondire problematiche inerenti al rapporto medico paziente, ti consiglio di scriverlo in un commento.

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