Problemi inerenti alle sperimentazioni farmacologiche

Problemi inerenti alle sperimentazioni farmacologiche

Scienziato che guarda una provette

I problemi inerenti alle sperimentazioni farmacologiche è un’argomentazione principe all’interno della bioetica.

Premesso, tratterò l’argomento senza dire se sono favorevole o contrario alle sperimentazioni farmacologiche.

Il problema principale, che spesso viene posto con riferimento alle sperimentazioni  farmacologiche, è il problema sulla “correttezza morale”.

Quest’ultima, infatti, pone il problema dei soggetti da reclutare. In quanto, trattandosi di sperimentazione vi sono dei rischi per i soggetti reclutati che vi si sottopongono.

Ecco, allora, il drammatico interrogativo che spesso ci poniamo:

  • È giusto o non è giusto porre in essere queste sperimentazioni?

Se la risposta fosse “NO”, qualcuno potrebbe porre un’obiezione. Come faremmo ad avere farmaci sicuri?

Ecco che la sperimentazione farmacologica sugli animali, appare come un qualcosa di molto utile. Nonostante questi vengono sottoposti a tragiche torture.

Ma è lecito e legittimo sperimentare sugli animali? D’altra parte essi non sono in grado né di scegliere, né di difendersi.

A mio avviso, quella sugli animali non è l’unico problema grave che pongono le sperimentazioni scientifiche.

Vi è, purtroppo, un’altro problema.

Le sperimentazione farmacologiche sugli esseri umani

L’organismo animale non è uguale a quello dell’uomo. Non è quindi detto, che il principio attivo del farmaco, oggetto di sperimentazione, agisca nell’uomo allo stesso modo di come ha agito sugli animali.

A maggior conferma di quanto sto asserendo, il Comitato Nazionale per la Bioetica ha presentato un documento. All’interno di questo si metteva alla luce un dato di fatto. Nella maggior parte dei Protocolli per la sperimentazione, non si faceva differenza tra l’uomo e la donna. Quando invece, l’incidenza di un farmaco, su di un uomo o su di una donna, è profondamente diversa. I meccanismi biologici di una donna, sono profondamente diversi rispetto a quelli di un uomo.

Ne consegue che se il farmaco può produrre effetti diversi, già tra una donna e un uomo, immaginiamo che divergenza di effetti vi possono essere tra un animale e un uomo.

Ecco che emerge qui il problema – a mio avviso – più grave che ruota attorno alle sperimentazioni farmacologiche.

Vale a dire, che per immettere farmaci sicuri nel mercato, è necessario che il farmaco venga sperimentato, “in soggetti che si trovano a metà tra gli uomini e gli animali”.

Su quali esseri umani si effettuano le sperimentazioni

Purtroppo, per immettere farmaci sicuri nel mercato, le sperimentazioni vengono effettuate sulle persone umane più deboli. Si pensi alle persone del terzo mondo.

Chiedo immediatamente scusa se ho usato l’espressione:

  • Soggetti che si trovano a metà tra gli uomini e gli animali.

Chiaramente non sono razzista. Non mi sogno, neanche per un’istante, di pensare che le persone del terzo mondo, siano metà uomini e metà animali.

La mia è stata solo una provocazione come quella del Washington Post che ha pubblicato l’inchiesta sui Body Hunters, ovvero, i cacciatori di corpi.

Il quotidiano, infatti, ha paragonato le persone del terzo mondo, che venivano reclutate per le sperimentazioni farmacologiche, ai Guinea pigs; cioè, ai porci importati dalla Guinea su cui si effettuavano delle sperimentazioni.

Il miglior metodo terapeutico corrente

Per molto tempo il reclutamento ha visto coinvolti i carcerati e le popolazioni deboli. E quando si è cominciato a porre il problema bioetico della loro tutela, si è detto che occorreva garantire a queste persone:

  • “best current therapeutic method”

Che tradotto significa, “il miglio metodo terapeutico corrente”.

Ma un vero giurista è chiaro che si pone una domanda. Il miglior metodo terapeutico del mondo o di quel determinato Paese?

In Nigeria la casa farmaceutica Pfizer ha cominciato a sperimentare un nuovo farmaco, per curare talune forme di meningite, più precisamente il TROVAN.

Nel mondo esisteva già un trattamento consolidato per la cura di queste forme di meningite. Trattamento che, tra l’altro, dava un risultato positivo nel 98% dei casi. Ma è chiaro che questo metodo non era disponibile in Nigeria.

Ora, se noi intendiamo l’espressione  “best current therapeutic method” come la migliore terapia esistente nel mondo; è chiaro che questa sperimentazione non era legittima.

Se invece, la intendiamo come la miglior terapia in quel momento esistente in Nigeria; la sperimentazione diventa legittima, in quanto quella era l’unica terapia possibile.

Alla luce di quanto appena esposto, possiamo dire che le condizioni economiche creano situazioni di vulnerabilità. Un bambino nigeriano è più vulnerabile di un bambino italiano.

L’economia ha un suo peso che non mancherò di analizzare.

Per il momento mi limiterò a dire solo un’ultima cosa.

Il problema sollevato inizialmente fa emergere un altro problema, quello della dignità degli uomini che sono sottoposti alla sperimentazione.

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