Rapporto medico paziente. Principio di non maleficenza

Rapporto medico paziente. Principio di non maleficenza

Pecore che votano il lupo o il leone

Cominciamo adesso la trattazione del Rapporto medico paziente. Principio di non maleficenza.

Il principio oggetto della nostra trattazione, consiste nel suddetto assunto:

  • Ti faccio del male per perseguire un bene maggiore al male che ti ho fatto.

Per comprendere detto principio nel migliore dei modi, possiamo cominciare facendo un qualsiasi esempio.

Un qualsiasi esempio che abbia ad oggetto un intervento chirurgico.

Presto detto. Se il medico mi taglia un braccio perché mi sta andando in cancrena, è vero che mi sta facendo un male e che sta ledendo la mia integrità fisica; ma è anche vero che lo sta facendo per perseguire un bene maggiore, salvare la mia vita.

Si osservi che con l’esempio appena fatto, non abbiamo avuto particolari difficoltà ai fini di stabilire quale sia il male minore. Se ledere l’integrità fisica tagliando un braccio, ovvero, salvare la vita.

Semplice, perdere una braccio è meglio che perdere la vita.

Purtroppo però, non sempre l’applicazione di questo principio, nel concreto, risulta essere facile ed esente da qualsivoglia problematica.

Principio di non maleficenza e la difficile applicazione nella vita quotidiana

Nell’Aborto Terapeutico qual’è il male minore?
  • La morte della madre o quella del bambino?
Ancora più complessa è la questione nell’Aborto Eugenetico.
Qui si deve capire se il male minore è l’aborto, oppure, far nascere il bambino e fargli vivere una vita probabilmente breve e ricca di sofferenze.
Lo stesso problema si presenta nella Sedazione Terminale.
Dove il malato, mediante fortissimi trattamenti analgesici, viene condotto in uno stato di coma stabile, che lo priva del suo stato di coscienza.
Stato di coma stabile che inevitabilmente gli accorcerà anche la vita.
Vediamo che qui il medico non vuole anticipare la morte del paziente, vuole solo evitare le sue sofferenze.
Al riguardo comunque è interessante porci una domanda. Cioè, detta Sedazione Terminale è una forma di eutanasia?
Di fatto dovremmo rispondere di si. Come già detto, accorcia la vita del malato.
Ma in concreto dovremmo dire di no, perché lo stesso magistero della Chiesa ritiene che non lo sia, basandosi sia sul principio di non MALEFICENZA che sul PRINCIPIO DEL DUPLICE EFFETTO:
  • Con la sedazione terminale non si vuole, infatti, la morte del malato, ma semplicemente alleviare le sue sofferenze.

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