Concertazione e altri obiettivi fondamentali dell’azione sindacale

Concertazione e altri obiettivi fondamentali dell’azione sindacale

Tavolo concertazione

L’azione sindacale può avere ad oggetto diversi obiettivi, i quali variano a seconda della nazione in cui il sindacato opera e del momento storico in cui ci si trova.

Tra i tanti obiettivi che un sindacato intende raggiungere, sicuramente il più costante è il seguente. Ottenere una regolazione accorpata delle condizioni di lavoro, mediante la stipulazione – nei vari ambiti e ai vari livelli – dei contratti collettivi.

Ne consegue che, se la stipula di un contratto collettivo è stato storicamente l’obiettivo principale dell’azione sindacale; possiamo dire che lo sciopero è stato, invece, il mezzo di pressione più utilizzato per arrivare a raggiungere il suddetto obiettivo del contratto collettivo.

Ora, vero è che lo sciopero sia un’arma molto importante, ai fini dell’azione sindacale. Ma è anche vero che detta azione sindacale, non si esaurisce nell’esercizio dello stesso sciopero.

Questo lo asserisco perché il sindacato, oltre alla possibilità di indurre alla lotta di classe, possiede un’altra importante risorsa strategica. Quella di orientare l’azione sindacale verso le negoziazioni collaborative.

Negoziazioni collaborative 

Si tratta di quelle negoziazioni finalizzate a perseguire, insieme all’imprenditore o alle parti sociali imprenditoriali, obiettivi comuni. Si pensi al superamento di una crisi aziendale, ovvero al rilancio produttivo di un’azienda e così via.

Sulla base di quanto detto ne deriva una conseguenza. Le relazioni sindacali vanno al di là, del tradizionale binomio, contratto collettivo-sciopero.

Questo perché essi:

  • Svolgono l’azione della concertazione
  • Possono trovarsi a collaborare, con la controparte sociale, negli enti bilaterali
  • Prestare servizi come l’assistenza e la consulenza legale

È da ricordare altresì che vi è la presenza di esponenti dei sindacati, anche all’interno degli organismi direttivi di Enti pubblici. Si pensi all’INAIL o all’INPS o comunque, ad altri organismi investiti di funzioni pubbliche.

La Concertazione

Quando si parla della concertazione in realtà si sta parlando:

  • della prassi di sottoporre le più importanti decisioni, inerenti alla politica economico-sociale, ad una consultazione preventiva delle parti sociali.

La concertazione ha avuto origine negli anni in cui i Governi, dovendo prendere decisioni economiche impopolari, hanno dovuto ricercare il consenso e la collaborazione delle maggiori organizzazioni sindacali per poterle attuare.

Da allora tutti i Governi hanno sempre più spesso utilizzato lo strumento della concertazione, quando si dovevano assumere decisioni che incidessero nelle condizioni economico-sociali dei lavoratori. Tutto questo, nonostante non vi sia mai stata una vera e propria istituzionalizzazione di detto canale.

Concertazione un tavolo tra Governo e Parti sociali

Compresa che cosa sia la concertazione è importante fare un’ulteriore precisazione. Quando si usa questo strumento, esso prevede che nella tavola rotonda vi si sieda il Governo e le Parti sociali. Sia quelle dei lavoratori che quelle degli imprenditori.

Tuttavia, è storicamente provato che nonostante alla concertazione partecipino tutte le parti sociali, non è detto che l’accordo che fuoriesce da detta concertazione, sia poi sottoscritto da tutte le parti sociali che vi hanno partecipato.

Un esempio di quanto sto asserendo lo possiamo fare:

  1. Ricordando la concertazione del 1984. Dove l’allora Governo presieduto da Bettino Craxi, chiedeva di effettuare un ulteriore e temporaneo taglio alla scala mobile. Il Governo fece un accordo separato solo con CISL e UIL, in quanto la CGIL non volle sottoscrivere.
  1. Oppure ricordando quella del 2002. Dove ne derivò il c.d. Patto per l’Italia, il quale fu la premessa del Decreto Biagi.

Proprio perché una risorsa di consenso politico, per molto tempo, nessun Governo aveva mai pensato di rifiutare a priori lo strumento della concertazione.

Gli stessi Governi di centro-destra dopo aver affermato che la concertazione non deve attribuire alle parti sociali, un diritto di veto sulle decisioni governative, hanno poi sempre avviato una sorta di concertazione, seppur limitata alle organizzazioni sindacali più disponibili.

Concertazione e Governi recenti

Le cose, invece, sono cambiate di molto con i Governi più recenti. Si pensi in particolare, a quello presieduto da Mario Monti e a quello presieduto da Matteo Renzi. Essi, infatti, hanno cominciato ad imporre una prassi che tiene nettamente separata, la fase del confronto con le parti sociali, da quella della decisione politica vera e propria.

Orientamenti dottrinari sulla concertazione

Sempre con riferimento alla concertazione bisogna dire che:

  • Secondo un orientamento dottrinario, essa è da ritenersi come un qualcosa di irrinunciabile, in quanto, è una consuetudine costituzionale. Ne consegue che, le decisioni che incidono nel campo del diritto del lavoro, devono sempre essere assunte di concerto con le parti sociali.
  • Sulla base di un altro orientamento dottrinario, invece, essa è un qualcosa che deve svolgersi senza alterare le rispettive competenze. I sindacati devono essere consultati, ma la decisione finale deve essere assunta dal Governo. Solo quest’ultimo è l’unico garante dell’interesse generale.

A confermare quest’ultimo orientamento, concorre la seguente circostanza di fatto.

Le parti sociali che partecipano alla concertazione, non hanno una legittimazione verificata in modo democratico. Pertanto, nonostante essi siano portatori di una vasta gamma di interessi, non sono espressione di tutti gli interessi dei lavoratori.

Ne consegue che, sin tanto che non si abbia l’attuazione della seconda parte dell’articolo 39 Costituzione, ovvero, l’attuazione del c.d. Parlamentino, la concertazione sarà una PRASSI ISTITUZIONALE.

Prassi alla quale i Governi possono tranquillamente attingere, a seconda degli orientamenti e delle situazioni.

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