Lineamenti generali e tipologie delle imposte sui consumi

Come abbiamo già avuto modo di osservare, le imposte sui consumi sono imposte che colpiscono la capacità contributiva in modo indiretta. Esse, infatti,colpiscono il consumo della ricchezza.

Dette imposte possono essere suddivise in quattro categorie:

• Dazi
• Imposte di fabbricazione
• Monopoli fiscali
• Imposte sugli scambi

Dazi

I dazi sono imposte che colpiscono quelle merci che entrano o escono da un determinato territorio, di solito nostro territorio nazionale. Dette imposte si riversano poi sul consumatore, in quanto, quest’ultimo acquisterà i beni con un  prezzo maggiorato.

Esempio tipico di questo tipo d’imposte sono i c.d. Dazi doganali. Ma analoga natura avevano anche le c.d.  Imposte comunali di consumo. Quest’ultime erano vigenti sino agli inizi degli anni 70 e potevano essere applicate, appunto, dagli stessi Comuni; ovviamente per le merci che entravano all’interno delle loro circoscrizioni territoriali.

Inutile sottolineare che queste forme impositive, proprio in virtù della liberalizzazione degli scambi internazionali, hanno perso sempre più di importanza. Infatti, le imposte comunali di consumo sono state soppresse e i Dazi doganali non operano più in ambito europeo.

Imposte di Fabbricazione o c.d. Accise

Sono imposte che vengono applicate quando i beni colpiti da questo tipo d’imposizione, escono dalle stesse fabbriche nazionali. Anche queste imposte si riversano sui consumatori, attraverso una maggiorazione del prezzo di vendita.

Di solito si tratta si tratta di beni o merci che vengono prodotti da un numero assai limitato di grandi imprese, la cui attività è quindi sottoposta a continui e particolari controlli.

Anche l’area di queste imposte di fabbricazione si è assai ristretta nel tempo e oggi esse hanno ad oggetto principalmente: gli oli minerali (si pensi alla benzina e al gasolio), le bevande alcoliche, l’energia elettrica, il metano e altri prodotti. Mentre sono state soppresse le imposte di fabbricazione sugli oli di semi, zucchero, margarina, cacao, caffè e così via.

Monopolio Fiscale

Esso trova la sua massima manifestazione nel monopolio dei tabacchi lavorati. Si tratta di una tecnica impositiva particolare, in quanto, essa consiste nel fatto che:

si riserva all’Ente pubblico lo svolgimento di determinate attività economiche, per poi attuare la tassazione, attraverso la determinazione normativa del prezzo del prodotto, in una misura molto più elevata rispetto al prezzo che si sarebbe praticato in assenza della finalità fiscale.

Però proprio per il fatto che il prelievo fiscale sia totalmente assorbito dal prezzo di vendita del prodotto, si sono nutriti sempre diffusi dubbi sulla natura tributaria di questo istituto.

Dubbi che almeno oggi, sono stati risolti con riferimento all’attuale asseto del monopolio dei tabacchi lavorati. Questo perché ad un’Azienda di Stato, è stata appunto riservata la lavorazione e la distribuzione dei tabacchi (ma non la coltivazione), con la conseguenza che è normativamente regolata la ripartizione del prezzo di vendita.

Cioè le norme stabiliscono:

• Quale parte, del prezzo pagato dal consumatore, spetti al concessionario a titolo di aggio e quale invece allo Stato, in quanto qualificata come imposta di consumo.

Imposte sugli Scambi

A differenza di quelle che abbiamo fin’ora viste, le imposte sugli scambi hanno invece assunto una crescente importanza nei moderni sistemi tributari.

Dette imposte sono caratterizzate dal fatto che, assoggettano ad imposizione tutte le operazioni che sono svolte nell’esercizio abituale di attività economiche. Ne consegue che attraverso questa tipologia impositiva si riesce a tassare qualsiasi forma di consumo ritenuta fiscalmente rilevante.

Oggi la massima espressione di questo tipo impositivo è rappresentata dalla c.d. IVA (Imposta sul Valore Aggiunto), la quale ha assorbito al suo interno gran parte delle precedenti forme di imposte sui consumi.

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