L’ordine spirituale incide su quello temporale

L’ordine spirituale incide su quello temporale

Cominciamo la nostra trattazione con questo interrogativo: L’ordine spirituale incide su quello temporale?

Abbiamo visto che, sono tantissimi i casi in cui la Chiesa interviene o comunque incide nella sfera temporale.

Ecco come l’ordine spirituale incide su quello temporale 

La restituzione della cosa sottratta

Il papa Bonifacio VIII concluderà il suo Liber Sextus con la seguente regola:

  • Peccatum non dimittitur nisi restituatur ablatum.

Vale a dire, non posso essere perdonato dal peccato commesso, se non restituiscono la cosa sottratta.
Si osservi che il Pontefice, in realtà, non ha inventato nulla di nuovo. Questo perché ha citato un insegnamento morale che ha un risvolto giuridico elaborato già da Sant’Agostino.

Ad ogni modo, la scienza giuridica equipara la sottrazione di una res, al mancato assolvimento di un obbligo.
Il termine Ablatum viene usato, sia per indicare la cosa sottratta, che per indicare la cosa che devo restituire ma che ancora non ho restituito.

Se io parlassi male di qualcuno gli ho sottratto la c.d. FAMA; pertanto anche questa sottrazione costituisce ABLATUM.

Ne consegue che ci sono innumerevoli interventi della Chiesa in funzione di questa disciplina della restitutio. Tanto che essa è intervenuta anche con riferimento al dovere di pagare le tasse.

Il dovere spirituale di pagare le tasse

Le tasse non pagate sono cose dovute e non rese. Pertanto ci troviamo ancora una volta in un caso di ablatum.

Il dovere di ottemperare al nudo patto

Si osservi che la Chiesa ha dato un contributo anche con riferimento al nudo patto. Vale a dire, a quell’accordo che non è vestito di quelle formalità giuridiche dalle quali nascono diritti e obblighi.
E mentre per il diritto romano, esso non era dotato di azione, lo stesso non si può certo dire con riferimento alla Chiesa. Poiché, nel vangelo (vedi Matteo) Cristo equipara la semplice parola al giuramento. Egli insegna di non giurare, ma di avere un linguaggio semplice fatto da si, si o no, no.

Ne consegue che per la Chiesa chi non ottempera ad un nudo patto commetterebbe peccato. A condizione, però, che si tratti di un patto giusto.
Sia in presenza che in assenza di stipulatio, il promittente deve adempiere perché altrimenti incorrerebbe nel peccato.

Per l’attività processuale nella Chiesa, non si richiede l’azione, ma è sufficiente la semplice presentazione del fatto.

Il rapporto temporale e spirituale nei nostri giorni

Oggi con riferimento al rapporto temporale e spirituale, la Chiesa non insegna qualcosa di diverso. Permane, infatti, l’idea di dare a Cesare quello che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio.

Principi cardine sul dualismo cristiano

Ad ogni modo, l’attuale disciplina del dualismo cristiano è stata tracciata dal Concilio Vaticano II. Più precisamente dalle Costituzioni Apostoliche Lumen Gentium e Gaudium et Spes, dalle quali si ottengono i seguenti principi cardine:

1 Reciproca indipendenza e autonomia Stato e Chiesa

2 Giusta autonomia delle realtà temporali

3 Impossibilità di separare la politica dalla morale

4 Dovere del cristiano di iscrivere la legge di Dio nella vita della società civile

5 Diritto dovere della Chiesa di esprimere principi e pronunciare giudizi morali in ciò che attiene alla dimensione naturale della vita umana. In altre parole, per la dottrina del Concilio Vaticano II autonomia non significa potersi svincolare da Dio. Questo perché la creatura senza il Creatore svanisce nel nulla.

DICHIARAZIONE SULLA LIBERTÀ RELIGIOSA
DIGNITATIS HUMANAE

Il Concilio promuove, altresì, la difesa della libertà religiosa nell’ambito della tutela costituzionale e internazionale dei diritti umani;

denuncia le violazioni di tale diritto nell’ordinamento di alcuni Stati.

La dichiarazione mostra le connessioni esistenti tra la libertà religiosa, come diritto umano, e i fondamenti divini dell’indipendenza e autonomia della Chiesa in ragione della sua istituzione divina. Libertà religiosa dei singoli e libertà della Chiesa come istituzione.

Libertà religiosa come diritto naturale

Il diritto di libertà religiosa si fonda sulla dignità della persona umana, quindi sul diritto naturale.
Esso consiste nel diritto di essere immuni da ogni coercizione in materia religiosa. Pertanto, si richiede che sia formalizzato negli ordinamenti politici quale “diritto civile”. Quale diritto vigente nell’ordine della società civile.

Esso spetterebbe sia ai singoli che alle confessioni religiose.

La libertà religiosa esige l’uguaglianza tra i cittadini. Essa ripugna, quindi, ogni discriminazione tra gli stessi, causata dalla loro appartenenza a quella determinata confessione.

Detta discriminazione potrebbe realizzarsi, ove in un determinato ordinamento politico venga attribuito un particolare riconoscimento giuridico a livello civile ad una specifica religione. Si tratta dei c.d. Stati confessionali.

Nella seconda parte, la Dichiarazione prende in considerazione il diritto di libertà religiosa alla luce della rivelazione. Da questa emerge la libertà della Chiesa alla luce del diritto divino positivo. Anche se questo titolo “divino” del diritto di libertà proprio della Chiesa, non fosse riconosciuto dagli ordinamenti civili, dovrebbe ugualmente essere riconosciuta alla luce del diritto naturale.

La parola Laicità

La parola laicità la troviamo per la prima volta, intorno al 1870 in un vocabolario di lingua francese. Essa è senza dubbio la parola più ambigua, soprattutto quando viene riferita al rapporto ordine temporale e spirituale.

Ambigua perché riesce ad assumere significati diversi, a secondo di chi utilizza il suddetto termine.

Laicità per l’ordinamento francese

Per l’ordinamento francese, ad esempio, il fenomeno religioso è indifferente. Esso deve, quindi, essere lasciato fuori da qualsiasi cosa che riguardi lo Stato. Quest’ultimo ne rispetta la libertà religiosa, ma non è disposto a fare accordi o concordati, né con la Chiesa cattolica né, con le altre fedi religiose.

Laicità per l’ordinamento italiano

L’ordinamento italiano ha, invece, un modo assolutamente differente di intendere e trattare il fenomeno religioso. Essa ritiene, infatti, che la laicità sia cooperare con le confessioni religiose.

Dall’articolo 8 della nostra Costituzione si evince quanto segue. E cioè che le confessioni religiose non sono tutte uguali, bensì tutte ugualmente libere. Ciò dipende dal fatto che le confessioni religiose, si rapportano con lo Stato mediante accordi chiamate “Intese”. Pertanto è chiaro che ogni intesa, disciplina il rapporto con lo Stato in modo diverso.

Anche S.S. papa Benedetto XVI si è espresso al 56° Convegno Nazionale, promosso dall’Unione Giuristi Cattolici Italiani, sul tema della laicità dello Stato. Sua Santità dopo aver riconosciuto l’autonomia della sfera politica e civile da quella religiosa ed ecclesiastica, ha voluto sottolineato il legame inscindibile delle prime con la sfera morale.

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