Reddito di Capitale

Reddito di capitale

Anche con riferimento al reddito di capitale possiamo dire, almeno in prima battuta:

  • che sono quei redditi che il contribuente percepisce in virtù appunto dell’impiego del capitale.

Ma è importante in questa sede, ricordare il mio professore Milana. Egli non a caso riteneva che: omnis definitio in iure periculosa est. Cioé, ogni definizione giuridica è pericolosa. Infatti, nonostante l’impiego del capitale, non rientrano nella correlativa categoria, le plusvalenze realizzate mediante operazioni speculative nei mercati di capitale di rischio.

Ne consegue che si pone ancora una volta il problema di capire, che cosa si intende allora per reddito di capitale?

La risposta noi la possiamo ottenere citando il TUIR. Esso nel suo articolo 44 – dopo averci fornito una elencazione tassativa dei redditi e dei proventi che dobbiamo considerare di capitale  ci fornisce attraverso lettera H dello stesso articolo, una definizione di chiusura con la quale si stabilisce che:

  • Si qualificano di capitale anche gli interessi e i proventi derivanti da altri rapporti che non sono stati oggetto di elencazione e che comunque hanno per oggetto l’impiego di capitale, a condizione che non si tratti di quei rapporti in cui il differenziale positivo o negativo sia legato ad un evento INCERTO.

Suddivisione Redditi di Capitale

In questa trattazione mi è sembrato inutile procedere all’elencazione delle singole ipotesi normativamente elencate. Il lettore può ben visualizzarle cercando il riferimento normativo appena dato. Mi è sembrato, invece, più interessante procedere a una suddivisione dei redditi di capitale in tre categorie. Più precisamente quelli derivanti da:

  1. Rapporti di finanziamento: Rientrano in questa categoria i redditi di capitale derivanti dai contratti di: muto, deposito, conto corrente, fideiussione e così via. Questa categoria di redditi di capitale è dotata di certezza giuridica. Il loro ammontare è predeterminato all’interno dello stesso negozio giuridico.
  2. Rapporti di partecipazione: Questa categoria è invece caratterizzata da una certa aleatorietà. Infatti, se il reddito è dovuto e in che misura è dovuto, è condizionato dagli esiti di quella partecipazione. Rientrano in questa categoria, i redditi prodotti attraverso i contratti di: cointeressenza, associazione in partecipazione, ovvero partecipazione in soggetti passivi IRES.
  3. E, infine, da differenziali positivi: Questa categoria di redditi di capitale. non rappresenta una categoria di proventi omogenea. Il differenziale positivo, infatti, è un “fenomeno” che può manifestarsi sia nelle operazioni di finanziamento che di partecipazione. Un fenomeno quest’ultimo, che solleva il problema di individuare la sottile linea di confine tra il reddito di capitale (sempre tassabile) e il c.d. guadagno di capitale (tassabile solo quando lo si può fare rientrare nei redditi diversi).

Distinzione redditi di capitale in passato

Si osservi che inizialmente questa distinzione veniva fatta asserendo che si avesse:

  • Reddito di capitale: Quando i proventi erano il frutto di un’operazione economica unitaria.
  • Guadagno di capitale: Quando, invece, i proventi erano il frutto di due o più distinte operazioni di investimento o disinvestimento.

Distinzione redditi di capitale oggi

Questa distinzione così basata, conduceva a non pochi dubbi nella sua applicazione concreta. Ha portato il legislatore nel 1997, a fondare la distinzione sulla base dell’evento certo o incerto da cui derivano detti differenziali.

Ne consegue che oggi si considera:

  • Reddito di capitale: O quei redditi derivanti dalla scadenza dei rapporti giuridici che li generano, ovvero, quei differenziali positivi che dipendono da un evento certo.
  • Guadagno di capitale: O quei proventi derivanti dalla cessione o chiusura dei rapporti giuridici che li generano, ovvero, quei differenziali positivi che dipendono da un evento incerto.

 I proventi che non rientrano mai nei redditi di capitale

Per correttezza bisogna dire che non rientrano mai nella categoria dei redditi di capitale:

  • Tutti quei redditi che pur formalmente rientrando nella suddetta categoria, sono conseguiti da società, enti commerciali o comunque nell’esercizio d’impresa.

Ad esempio, gli interessi maturati nel conto corrente di una società commerciale, non sono costitutivi del reddito di capitale, in quanto concorrono a formare il reddito d’impresa.

Questo è quanto stabilito dall’articolo 48 TUIR.

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