Come le organizzazioni criminali usano i Bitcoin

Come le organizzazioni criminali usano i Bitcoin

Bitcoin frutto di riciclaggio

Per un giurista è importante capire Come le organizzazioni criminali usano i Bitcoin, per compiere determinate attività illecite. Si pensi all’evasione fiscale o all’attività di riciclaggio.

Nell’articolo precedete abbiamo visto come creare un wallet Bitcoin anonimo.

Come abbiamo più volte detto, negli articoli che parlano di criptovalute, un wallet è un portafoglio virtuale idoneo alla custodia delle criptovalute.

Esso viene definito anonimo quando è stato creato senza essere intestato a una persona fisica o giuridica.

La titolarità dipende solamente da un fatto. Dalla conoscenza della chiave privata.

Questo perché chiunque sia in possesso della chiave privata, potrà pienamente disporre delle monete virtuali. Potrà effettuare pagamenti, prelevare o trasferire i fondi.

Spiegazione di come le organizzazioni criminali usano i Bitcoin

Sorge spontaneamente una domanda.

In un sistema come quello delle criptovalute dove tutto è tracciato e tracciabile, come fanno le organizzazioni criminali a compiere, in maniera impunita, determinati reati?

Sicuramente avere la chiave privata di un wallet anonimo, non è una cosa sufficiente per assicurarsi l’impunità, nel delitto di riciclaggio o nell’evasione fiscale. È evidente che gli occorrono ulteriori conoscenze informatiche.

Sistemi di evasione e riciclaggio mediante l’uso dei Bitcoin

Ma allora come fanno dette organizzazioni criminali a utilizzare i Bitcoin, per evadere il fisco o riciclare il denaro sporco?

La risposta è nei modi più svariati. Alcuni dei quali li andremo ad analizzare.

Come è agevole immaginare, in questo articolo, non potrò trattarli tutti nel dettaglio. Tuttavia, cercherò di metterne in evidenzia le caratteristiche che li accomuna.

Per fare ciò, è necessario che io faccia una brevissima premessa, su come avveniva il riciclaggio prima dell’avvento di internet e di queste nuove tecnologie. 

L’attività di riciclaggio nel passato

Premesso che, il riciclaggio del denaro sporco è quell’attività volta a fare apparire come leciti, proventi e capitali che in realtà sono il frutto di attività illecite; e che esso è previsto come reato dagli articoli 648 bis e 648 ter del codice penale.

Possiamo dire quanto segue.

Le organizzazioni criminali provvedevano a ripulire il danaro, nei modi più disparati. Avvalendosi dei mezzi più disparati.

Banche con sede nei paradisi fiscali, società offshore, prestanome e così via.

Ma indipendentemente dal modo in cui decidevano di riciclare il danaro, nello step finale si aveva sempre bisogno di avvalersi, di quegli strumenti che normalmente trovavano tutela nell’ordinamento giuridico.

Si pensi all’apertura di un “negozio”, all’uso dei contratti di diritto privato e così via. 

Tecniche di riciclaggio utilizzate nel passato

Scoprire il riciclaggio era una cosa assai ardua.

Il largo uso del denaro contante non consentiva la tracciabilità del cliente, ma solamente dalla transazione economica.

Facciamo un esempio per comprendere meglio.

Per fare emergere un patrimonio illecito, spesso le organizzazioni criminali operavano in tal maniera.

Esse apriva un negozio al solo fine di emettere scontrini fiscali.

Gli scontrini emessi servivano a simulare degli acquisti mai avvenuti, ma che giustificavano gli introiti del titolare. Per abbattere il pagamento delle tasse, dette organizzazioni investivano nel loro negozio. Ad esempio, comprando immobili per destinarle a sedi secondarie e così via.

L’attività di riciclaggio nel tempo delle criptovalute

Come sappiamo, la tecnologia delle criptovalute è basata tutta sulle blockchain. Questo vuol dire che tutte le transazioni sono tracciate e quindi tracciabili.

Le organizzazioni criminali non possono certo basare l’attività di riciclaggio, tutta sull’apertura di un wallet anonimo.

La domanda sorge spontanea. Quali sono le tecniche di riciclaggio che le organizzazioni criminali, usano attraverso i Bitcoin?

Tecniche di riciclaggio del denaro mediante i Bitcoin 

Immaginiamo che A sia il capo di un’organizzazione criminale e che voglia ripulire i 2 milioni di euro che tiene presso una banca, con la sede, in un paradiso fiscale. Si tratta del frutto di attività estorsiva e vendita di armi.

Gli Stati dell’Unione Europea sono, ormai da tanto tempo, in trattativa con lo Stato estero per farlo uscire dalla black list.

Il signor A non si sente più sicuro e vuole fare rientrare il suo patrimonio in Italia.

Ma come può giustificare l’accredito di 2 milioni di euro nel suo conto corrente italiano?

Prima fase della tecnica di riciclaggio

Apre un portafoglio virtuale presso, ad esempio, Coinbase per depositare al suo interno 5 o 10 mila euro. (Se usi questo collegamento a Coinbase, riceverai in regalo 9,26 € non appena acquisterai 93,00 € in una qualsiasi valuta in digitale).

Successivamente, chiedono a Coinbase di convertire gli euro, in Bitcoin per poi trasferirli in un wallet anonimo; dove resteranno depositati per molto tempo.

Fase due della tecnica di riciclaggio

Se ricordiamo bene, il signor A era anche titolare di un conto corrente presso la banca, con sede nello Stato a fiscalità agevolata. Il conto corrente è intestato a una società offshore. Quest’ultima apre a suo nome un wallet, ad esempio, sempre presso Coinbase, di modo da bonificare gli euro al suo interno.

Fase tre della tecnica di riciclaggio

Nella fase tre tutti gli euro del signor A, sono convertiti in Bitcoin.

A questo punto senza entrare nei dettagli, posso dire che A periodicamente riaccredita le somme nel suo conto corrente italiano, fingendo che quello sia il frutto del guadagno derivante dalla speculazione dell’oscillazione del prezzo di mercato del Bitcoin.

Oppure, potrà creare un sito internet, per un finto e commerce, dove la merce in vendita può essere acquistata mediante Bitcoin.

La storia che abbiamo visto, nella tecnica di riciclaggio nel passato, si ripete.

Fanno finte vendite, con finte spedizioni, con veri accrediti provenienti da veri walllet anonimi.

Le mie conclusioni personali

Ovviamente, il rientro del patrimonio. è molto più complesso di come l’ho presentato in questo articolo. Ma di certo non è mia intenzione, entrare in tutti i dettagli.

Questo articolo vuole solo far capire due precise questioni.

La prima che nonostante le transazioni Bitcoin siano tracciabili, nulla impedisce alle organizzazioni criminali di avvalersene per scopi illeciti.

La seconda è che l’attuale normativa giuridica, appare inadeguata a fronteggiare il fenomeno del riciclaggio a mezzo delle criptovalute.

Sarà certamente auspicabile un tempestivo intervento, da parte del legislatore.

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