Costi, minusvalenze, sopravvenienze passive e le perdite

Costi, minusvalenze, sopravvenienze passive e le perdite

Per quanto riguarda il versante negativo del reddito d’impresa, troviamo i costi, le minusvalenze, le sopravvenienze passive e le perdite.

Spiegazione Costi, minusvalenze, sopravvenienze passive e le perdite

I Costi

Con il termine costi non ci si riferisce ad una categoria di elementi passivi omogenea.

Essa viene utilizzata per indicare tutti gli oneri economici, subiti dall’imprenditore, per acquistare nell’esercizio dell’impresa, BENI (strumentali, merce e così via) e SERVIZI.

Da un punto di vista sistematico, può delinearsi una nozione restrittiva di costo.

Esso può essere, infatti, inteso come le normali spese di esercizio dell’impresa. Le quali, proprio perché tali, sono interamente deducibili in conformità al principio di competenza. Quindi, nell’esercizio in cui sorge il dovere di adempiere.

Le Minusvalenze

Come le plusvalenze, anche le minusvalenze sono elementi reddituali di natura differenziale. Esse si realizzano quando dall’impresa, fuoriescono beni diversi da quelli idonei a generare ricavi, realizzando proventi inferiori al loro costo, non ancora ammortizzato.

Ai fini di calcolare la sussistenza o meno delle minusvalenze, il legislatore ha dettato una regola. Quest’ultima è contenuta all’interno dell’articolo 101 TUIR. Esso rinvia alle regole e ai criteri di calcolo, già dettati per le plusvalenze.

Le Sopravvenienze Passive

Come è agevole immaginare, sono l’opposto delle sopravvenienze attive.

Esse, infatti, possono essere definite come: modificazioni peggiorative di vicende economico-giuridiche contabilizzate in precedenti bilanci.

Più precisamente, esse si hanno quando si verifica:

  • Il mancato conseguimento di un ricavo o di un altro provento precedentemente contabilizzato.
  • Il sostenimento di perdite, spese od oneri a fronte di ricavi che hanno concorso a formare il reddito in un precedentemente esercizio.
  • Nella sopravvenuta insussistenza di attività contabilizzate in un precedente esercizio

Le Perdite

È, anch’essa, una componente negativa del reddito.

Non a caso, serve a indicare il venir meno, in tutto o in parte, di componenti patrimoniali dell’impresa; perdite che comunque non dipendono dalla volontà dell’imprenditore, il quale non ha contropartita.

Facciamo un esempio per capire meglio. Si pensi ai furti, ad allagamenti, incendi, e così via.

Ora, con riferimento alle perdite il legislatore ha stabilito quanto segue.

  1. Le perdite di beni diversi da quelli idonei a generare ricavi sono commisurate e quindi, deducibili al loro costo non ancora ammortizzato.
  2. Mentre, le perdite su i crediti sono deducibili solo se risultano da elementi certi e precisi, con cui si dimostra l’impotenza economica del debitore. Si pensi ad esempio, a un pignoramento infruttuoso. Sul punto, è importante ricordare che per la prassi amministrativa, questi elementi certi e precisi, possono configurarsi solo dopo aver esperito inutilmente ogni possibile procedura esecutiva. Una prassi che ha subito non poche resistenze da parte, sia della dottrina che della giurisprudenza e che trova un temperamento nel fatto che: le perdite sui crediti sono “in ogni caso” deducibili se il debitore è assoggettato a procedure concorsuali.

Quanto è stato appena detto, non deve indurci in un errore. Vale a dire, di pensare che il fatto che le perdite di beni idonei a generare ricavi non siano deducibili, significhi che dette perdite siano fiscalmente irrilevanti.

Esse, infatti, vengono fiscalmente riconosciute indirettamente. Più precisamente, attraverso la disciplina delle rimanenze.

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